La società contemporanea è solidale con l’esigenza paritaria, alla base dell’individualismo, da non confondere con l’ideale di eguaglianza di diritti e di opportunità. Per questo il discorso contemporaneo dà la caccia al cosiddetto fuori norma, che non si adegua all’universalità e sfugge alla parità.
L’evaporazione delle funzioni simboliche, generatrici di differenza – dal padre ai suoi sostituti – si manifesta dappertutto: anche nelle famiglie trionfa l’individualismo così come in tutti i rimaneggiamenti sociali, che alcuni definiscono iper-modernità. La società contemporanea riduce tendenzialmente ciascuno, produttore/consumatore, a essere oggetto della macchina mercantile. Essa fabbrica degli esseri parlanti isolati, ciascuno come uno tutto solo, introducendo il problema di come questi uni, che noi siamo, possano eventualmente fare legame. Cosa non secondaria, soprattutto se consideriamo, come dice Lacan, che ogni formazione umana per sua essenza frena il godimento senza legge.
La psicoanalisi, in particolare quella lacaniana, che contributo può offrire ai sintomi che i soggetti costruiscono in risposta alla società contemporanea globalizzata e paritaria?
Come già S. Freud e poi J. Lacan esortavano, per continuare a assicurare la sua presenza e svolgere la sua funzione nella società contemporanea, fondata sul godimento e non sugli ideali, la psicoanalisi deve contare su degli psicoanalisti all’altezza dell’epoca in cui vivono. All’altezza con la clinica che praticano, con le istituzioni che costituiscono, con la posizione che occupano rispetto al reale del sintomo.