Centro Nodi

Il Centro Nodi di Aletosfera ha la finalità di mettere in atto esperienze collettive con i soggetti di minore età, in cui essi possano – grazie al modo di incontrarli degli operatori presenti, che hanno tutti una formazione psicoanalitica – trovare possibilità nuove di utilizzare le loro risorse soggettive per avere a che fare con il disagio specifico all’epoca in cui viviamo e con le conseguenze che essa ha su tutti i soggetti, anche sui minori.

Ogni epoca ha le sue caratteristiche strutturali specifiche e porta con sé ineluttabilmente anche un disagio specifico, diverso per ogni epoca. A ogni epoca il proprio disagio della civiltà, come scriveva Sigmund Freud.

Nel corso del secolo scorso siamo passati da una società e cultura del desiderio a una società e cultura fondata sul godimento, in cui ora siamo completamente immersi. Questo tempo caratterizzato dalla centralità del godimento tutto e subito, sembra farci credere all’ideale di una  vita senza leggi e senza limiti. Tuttavia la vita reale non manca di presentarci condizioni in cui la soddisfazione non è a portata di mano. Nella vita reale non tutto è possibile. Per poter sopportare questi impossibili sarebbe utile ai soggetti, inclusi i bambini e i ragazzi, aver potuto sperimentare il senso del limite e l’attesa della soddisfazione.

Oggi mediamente sopportiamo meno l’attesa e l’operatività richieste per ottenere ciò che vogliamo o ciò che domandiamo. Il tempo del desiderio, oltre a farci spesso soffrire, si sostiene anche con molta fatica e qualche volta non si riesce proprio a sopportare. Il soddisfacimento immediato è diventato quasi un comandamento che governa le nostre vite. L’effetto di questo è una difficoltà crescente dei bambini e dei ragazzi nell’accedere alla dimensione della mancanza e del limite, condizioni di base per il sorgere del desiderio, il solo a non farci desistere di fronte al disagio della vita quotidiana.

Si possono mettere in rilievo alcuni elementi che concorrono a caratterizzare la nostra società e il disagio che ne consegue:

  • In una società come la nostra centrata sul consumo, gli ideali che si trasmettono risentono di una dispersione nei legami e di principi di individualismo piuttosto pressanti. Mai come ora, i soggetti si aggregano non a causa di un’identificazione a tratti e valori simbolici, ma sulla base di un comune modo di godimento (si pensi, ad esempio, al consumo, sempre più crescente fra gli adolescenti, di bevande alcoliche) e al di là di qualsiasi relazione di parola, oppure tramite comunità virtuali che mettono fra parentesi la dimensione del corpo (il cui peso torna spesso a farsi sentire attraverso la messa in atto di pratiche autolesive che incidono direttamente il corpo).
  • il posto privilegiato riservato oggi all’infanzia e al bambino, l’attenzione speciale che ha in seno alla famiglia, nei progetti educativi e di cura e per il mercato fa del piccolo d’uomo innanzitutto un piccolo consumatore di oggetti di ogni tipo. In questo intenso animarsi e prodigarsi per lui, affinché possa conquistarsi una propria identità e realizzare il proprio destino, il bambino, come ricorda la psicoanalista parigina Hélène Deltombe, è preso fra le aspirazioni contraddittorie degli adulti: “Da una parte, quella di volere che si conformi a norme di sviluppo considerate come scientificamente stabilite, senza considerazione alcuna per il suo ritmo, né per le contingenze della sua esistenza”; dall’altra, quella di prodigarsi per la sua felicità, di soddisfare immediatamente tutti i suoi bisogni, dimenticando così, “che il bambino stesso non sa ancora ciò che vuole”( H. Deltombe, Lorsque l’enfant questionne, Édition Michèle, Paris 2013, p. 11). Anticipare il bambino in ogni sua aspirazione, facendo passare in primo piano la soddisfazione dei bisogni, non solo ostacola il suo spirito di ricerca, ma lo lascia in balia di un Altro che ben presto si ritrova impotente nel rispondere con la sola somministrazione di oggetti, agli enigmi che il bambino incontra nel proprio sviluppo.
  • Infine non ci si può non interrogare di fronte al crescere esponenziale delle diagnosi precoci di disturbi del comportamento nel bambino, così come pure dinanzi all’allarme generalizzato verso i comportamenti, etichettati come asociali e devianti, negli adolescenti.

Riteniamo di poter sostenere l’ipotesi che lo stile dei legami contemporanei – in cui è promossa la dimensione del consumo a scapito dell’atto di parola, inteso come possibilità di indirizzare all’altro una domanda – contribuisce a mantenere ciascuno isolato nella propria condizione di sofferenza e di rapporto di godimento autistico con l’oggetto. L’appello all’Altro finisce per ridursi a una serie di agiti, spesso a-verbali e violenti, che si rivelano essere un estremo tentativo per riagganciarsi all’Altro, un Altro che possa spendersi, mettendo in campo un desiderio non anonimo. Intendiamo con questo la capacità di mantenersi nella relazione, senza pretendere e senza domandare nulla al soggetto, ma anche senza concedere, astenendosi da richieste performative e dal promuovere ideali di adeguamento alla norma, spesso insostenibili.
Nelle nostre società occidentali oggi ogni minimo scostamento da una presunta normalità è etichettato come patologico. Il confine fra normale e patologico diventa così sfumato che sempre più spesso gli adulti che hanno a che fare con un minore (genitori, insegnanti educatori) si rivolgono al “sapere esperto” per chiedere se questo o quel comportamento del bambino o dell’adolescente possa essere considerato “normale”. L’effetto di questa patologizzazione è molteplice. Si alimenta, negli adulti, la richiesta di intercettare, nel modo più precoce possibile, eventuali segni di disagio psicologico nel minore. Ogni piccolo inciampo, che fino a poco tempo fa veniva preso come consustanziale al ciclo di vita, è oggi fatto l’oggetto di un’attenzione quasi morbosa. Questo induce non solo una spirale di ansia e preoccupazione nell’adulto, che non è senza effetti sul bambino stesso, ma anche, paradossalmente, una difficoltà sempre crescente di riconoscere una reale condizione di sofferenza soggettiva del minore, per la quale si renda necessario un trattamento opportuno.

Sulla scorta di questa analisi, e avendo avuto modo di constatare l’urgenza di rispondere, in modo avvertito, al disagio di soggetti in giovane età, abbiamo deciso l’apertura dei Centri Nodi.

Attualmente è in funzione il Centro Nodi di Torino: CN-TO@aletosfera.it

Per ulteriori informazioni o per prendere un appuntamento:

  • Telefonare al 331 87 06 242, tutti i pomeriggi dal lunedì al venerdì